Vedo una nuova Lazzaro. Immagini che si susseguono con una forza espressiva drammatica nello svolgersi del racconto fotografico. Lo sguardo dapprima volto a terra si sposta verso l’alto; stanco il volto, i capelli sudati come dopo il parto, il corpo riprende energia vitale e si innalza. La fotografia si sofferma sui dettagli e l’artista scava nei muscoli tesi, nelle pieghe dei veli, nelle fasce insanguinate che stringono un corpo. Vuole esplodere e urla la voglia di luce. Figure tormentate slanciano le braccia verso l’alto, saltano per afferrare qualche cosa, per liberarsi da pareti spoglie, dalle ombre e da soffocanti contenitori. Luminosità e oscurità si combattono, primi piani e figure sullo sfondo si alternano, si spingono quasi fuori, al ritmo di un ballo birmano. Ora una quiete che placa finalmente il nostro impatto emotivo.
Dedicato a Catarsi, di Rosita Delfino