Genova, gennaio del 1984.
Giovani pittori e poeti alla ricerca di certezze, siamo infine arrivati nella città di Genova.
Dopo passeggiate nei caruggi, notte passata in un alberghetto con tanto di neon intermittente, atmosfera alla Hopper per capirci, eccoci al Museo di S. Agostino prima e al Museo di Villa Croce poi, per immergerci nella mostra dedicata al maestro Giannetto Fieschi.
Opere di ogni formato, lavoro su materiali : ci sarà da “assorbire” il più possibile, mi dico!
Per la prima volta mi trovo di fronte alle opere del maestro Fieschi e trovo che portano dentro astrazione e figurazione, sogno e realtà, il senso di eleganza, la scrittura, l’uso di una colta simbologia.
Ricordo la raffigurazione di temi connessi alla difficoltà del vivere, la difficoltà di ri-trovare forza nella spiritualità, l’erotismo.
Ma le opere che più mi sono rimaste impresse appartengono al ciclo pericolo – cani e persone : rossi, gialli, azzurri metallici, linee contornanti ghigni feroci di cani impazziti, la violenza sotterranea e invisibile, false rassicurazioni.
Una spigolosa denuncia.
Il maestro ci ha poi ospitato nella propria dimora, una casa classica, ovattata, un tentativo di rifugio dalla durezza della società moderna. Lui stesso si muove con stile di un signore d’altri tempi, parco di parole, tutti noi istintivamente cerchiamo di tenere un ritmo basso : che contrasto con il ritmo di vita fuori dalle mure domestiche, con l’artista alle prese con la frenesia di rapporti, di impegni, di fare arte, comunque vada!
In ogni caso, quel giorno, così ha voluto intrattenerci : ha voluto regalarci un po’ del suo tempo, un tempo bello, classico, antico, e ha voluto così proteggerci dalla durezza della società moderna.
Ancora oggi, dopo che sono trascorsi tutti questi anni, ho piacere a ricordare quella giornata.
Vicenza, 29 febbraio 2014