All’amico Ivano, fotografo.
Bisogno di comprendere, indagare, fotografare.
Scoprire movenze, corpi, città, luoghi di dimore incantate.
Voglia di conoscenza tecnica, macchine che rendono visibile, tangibile un progetto “visivo-visionario” conosciuto solo all’autore.
Il fotografo tenta, lotta, scatta vuole sconfiggere il dubbio del risultato finale.
Così Ivano, scava, si installa, insegue tracce di vita, fissa luci e ombre.
A volte dialoga da lontano con figure assorte e primi piani mai banali : visi capaci di trasmettere una scelta.
Ed ecco back stages tanto improvvisati quanto vivi , il minimal di una postura, lo svolgersi di un gesto si alternano alle sonorità della pittura, quadro nel quadro.
Si susseguono paesaggi aspri e assolati, trafitti, cui contrastano ombre profonde, schive, quasi timorose di mostrarsi in lotta contro la soverchiante potenza della luce.
Poi in altri lavori ritroviamo linee morbide, precise geometrie di oggetti ; e brume , rassicuranti vapori ancestrali, salgono da mari, fiumi e stagni: là dove si annida da sempre la vita.
L’urgenza di vedere si quieta.
Un giudizio.
Un’ultima cosa resta da fare: si deve mettere ordine al progetto, catalogare, rifinire, tagliare, sospendere.
Il coraggio di offrire agli altri una fotografia, figlia di un cammino noto solo a Ivano e forse neppure a lui.
E siamo solo all’inizio di questa ricerca.
Vicenza, 10 febbraio 2014